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Source:  Gong, nr.12, p.27, 1975
Author: M. Fumagali 

Popol Vuh e Cacciapaglia a Milano

Dopo una lunga altalena di annunci, rinvii, problemi tecnici, squallide manovre di sottogoverno Gong è riuscito a coronare un suo piccolo grande sogno: un concerto gratuito, a Milano, con un nome del calibro Popol Vuh ed uno  spazio per un dibattito sull’uso della musica.

L’Università Statale si è dimostrata la situazione ideale: moltissima gente, acustica decisamente accettabile, attenzione, certo poca passività. Ha aperto Roberto Cacciapaglia, un nome su cui mi sento pronto a scommettere una posta non indifferente. Era la prima uscita in grande stile del milanese, che ha saputo gestirla con intelligenza e professionismo: archi, fiati, una strumentazione “classica” usata con lucidissimo senso della sonorità, in una continua tensione verso la definizione di atmosfere di consistenza diversissima, ondate senza fine di organo e stretti dribblings acustici in controtempo.

Già ben più maturo ed originale di tanti “corrieri cosmici”, Cacciapaglia deve solo limare qualche calligrafismo un po’ compiaciuto, trovare una giusta diemsione a certi flashback romantici che affiorano di tanto in tanto. Un’ ottima sorpresa, se vogliamo tirare le somme.

I Popol Vuh sono saliti sul palco impacciati come cristiani in procinto di essere gettati alle belve. Per loro si tratava di uno dei primissimi concerti in questa formazione, curiosamente “povera”. (Florian Fricke al piano, Daniel Fichlescher alla chitaara e l’ex Amon Duul, enate Kanup al canto). Il fatto ha voluto che noiosi problemi di amplificazione abbiano cancellato, per metà concerto, il piano di Fricke: con la solo chitarra di Fichelscher pur bravo e creativo, a ricucire le trame sonore, i brani hanno lentamente acquisito una certa piattezza e monoliticità.  

Meglio la second aparte con I protagonisti rinfrancati  e qualche delizioso duetto strumentale: anche se alla fragilità già notata nelle ultime incisioni Popol Vuh non ha certo giovato la scarna strumentazione, un basso ed un altro strumento solista sembravano davvero indispensabili. Una bella festa, comunque, conclsa sulle note di Hosianna Mantra per la felicità di noi inguaribili sognatori di musica per tutti, music per la gente…. Ci riproveremo.